Non si dovrebbe sottovalutare la possibilità di portare i piscina i propri figli, anche di pochi mesi di vita. I pediatri ormai consigliano questa attività alle neomamme perché ha numerosi benefici, sia per il bambino che per i genitori. In teoria il neonato potrebbe entrare in acqua già dopo pochi giorni dalla nascita, ma il consiglio è di farlo intorno ai tre mesi, insieme al genitore più “acquatico”.
Idrochinesiologia, cioè il movimento in acqua, è l’attività in piscina con i neonati e non si tratta di un vero corso di nuoto, per il quale è meglio aspettare intorno ai 3 anni, ma una pratica per favorire l’acquaticità, il contatto con l’acqua. Perché si dovrebbero portare i neonati in piscina? I benefici di questa pratica sono sia fisici che mentali.
Non è necessario che sia la mamma il genitore che fa il bagno con il bambino, ma anche il padre può farlo. L’importante è che sia il genitore meno ansioso e che sia una scelta mantenuta per il resto dell’attività, in modo che abbia un punto di riferimento ben definito. Ma la piscina può aiutare anche le mamme a liberarsi delle ansie e dello stress tipici del primo periodo dopo il parto.
I rischi, come in tutte le cose, non mancano, ma è possibile evitarli con un po’ di attenzione. È importante far indossare le ciabatte, soprattutto in ambienti comuni, per evitare funghi e verruche.
L’attività in piscina può essere molto stimolante per il bambino e può aiutarlo ad acquisire fiducia in se stesso. I genitori però non devono intimorire i figli, figurando ad esempio la possibilità che possano affogare, o mostrarsi troppo ansiosi, perché i bambini percepiscono le ansie e vivrebbero l’esperienza in modo negativo.