Google ha pubblicato la nuova versione del Transparency Report (“Rapporto sulla trasparenza”), la sezione aperta due anni fa per rendere disponibili le informazioni su quali dati siano accessibili, da chi e quando tramite Google. Secondo quanto dichiarato dalla società fondata da Page e Brin, in un solo mese le richieste alla rimozione di siti, collegati a contenuti sospettati di violare le norme del copyright, hanno raggiunto quota 1,25 milioni, da parte di circa 1.300 proprietari di diritto d’autore. Tali domande sono in vertiginoso aumento, considerando che il motore di ricerca ne riceve in media 250mila a settimana, molto più che nell’intero 2009. Il picco è stato raggiunto il 13 febbraio scorso, con circa 334mila istanze per cancellare indirizzi internet. Dalle rilevazioni sono esclusi Youtube e la piattaforma Blogger.
Google ha dichiarato di accettare il 97% delle richieste di cui molte, contrariamente a quanto si può pensare, non vengono inoltrate direttamente, ma attraverso specifiche società. Tra le organizzazioni più attive in questo senso c’è Marketly llc, che inoltra circa 31mila domande a settimana, seguita da altre come Degban, DtecNet, Takedown Piracy e Removeyourcontent. La prima citata rappresenta Microsoft, che è anche la società più attiva per numero di denunce, con 48mila richieste a settimana, seguita dalla NBC Universal, da società dell’industria discografica che aderiscono alla Recording Industry Association of America, e dai colossi cinematografici come Paramount e 20th Century Fox.
Google, nel suo report, dedica anche spazio alle richieste ricevute da parte delle autorità governative e tribunali per accedere ai dati degli utenti, sulla base di determinate procedure giudiziarie. Anche qui la fanno da padroni gli Stati Uniti con circa 6mila richieste, mentre l’Italia ne ha inoltrate poco meno di mille.