SE NON C'E' GONFIORE LA "STORTA"
E' POCA COSA
Per le distorsioni sono stati stabiliti quattro gradi
di gravità, che i medici identificano da zero
a tre, dalla meno alla più seria.
Il grado zero
è costituito da una distorsione il cui dolore
scompare o si attenua nel giro di una decina di minuti
circa, e non compromette il movimento della caviglia.
Solitamente, le distorsioni di grado zero, non danno
luogo a gonfiore, né immediatamente né
alla sera, quando è più facile che ci
sia ristagno di liquidi nella gamba.
Nelle distorsioni di grado uno,
il dolore provocato non impedisce di camminare ma allo
stesso tempo non permette, se non con sofferenza, di
riprendere l’attività interrotta. Non si
riscontra gonfiore subito, ma può comunque presentarsi
alla sera. Tale situazione può richiedere queste
cure che possono essere effettuate a casa:
- un impacco freddo sulla parte colpita dalla
distorsione; vanno bene una borsa del ghiaccio,
cubetti di ghiaccio avvolti in un fazzoletto, al limite
anche un prodotto surgelato.
Il ghiaccio elimina il dolore, riduce il versamento
interno di liquidi ed elimina pure le contratture muscolari
riflesse, cioè non dipendenti dalla nostra volontà,
ma che spesso sono causa di sofferenza.
Le applicazioni di ghiaccio vanno mantenute almeno per
venti minuti e ripetute ogni tre ore circa per i primi
tre giorni. Quindi si suggerisce una bendatura
che comprima la parte infortunata, facendo però
bene attenzione che la gamba sia perfettamente perpendicolare
al piede, cioè alla fine del bendaggio la posizione
tra piede e gamba dev’essere quella della lettera
“elle” maiuscola. Attenzione anche
a non stringere troppo la fasciatura: una stretta
eccessiva fermerebbe il riassorbimento del gonfiore,
peggiorando la situazione.
Nelle distorsioni di secondo grado,
il gonfiore compere pochi minuti dopo il momento della
“storta” e si possono vedere anche
delle chiazze rosse sotto la pelle. Esse indicano
che alcuni vasi sanguigni si sono rotti. In tale situazione
è impossibile riprendere l’attività
fisica e il dolore, anziché passare con il tempo,
tende ad aumentare o a rimanere costante per diverse ore.
Qui l’intervento si deve fare in parte in casa e
in parte al pronto soccorso.
In casa: un impacco di ghiacchio, il
più in fretta possibile, nei tempi e nei modi esposti
in precedenza. Se però il dolore non si attenua
nel giro di un’ora circa, si consiglia di andare
al pronto soccorso per fare una radiografia
che aiuti a comprendere l’entità del danno
e a scongiurare l’eventualità di una frattura.
Nelle distorsioni di secondo grado, il paziente non subisce
mai una frattura, ma può esserci un danno
per i legamenti, cioè le strutture fibrose
che legano le ossa tra loro, diagnosticabile con un’ecografia.
In questo tipo di distorsioni, i legamenti, dopo la “storta”,
sono stirati, cioè allentati, e non possono più
compiere correttamente l’azione di collegamento
tra le ossa.
Nel caso di legamenti stirati, la terapia consiste sempre
nell’applicazione di ghiaccio,
nella compressione della caviglia con una fasciatura rigida
che, in tale caso, dev’essere fatta da un medico
esperto, e nello stare a riposo per un
periodo che varia a seconda della gravità della
situazione. In questo periodo si consiglia di tenere la
gamba sollevata da terra, ad un’altezza superiore
rispetto all’anca con il paziente sdraiato. Si prescrivono
farmaci antidolorifici o antinfiammatori, che aiutano
a sopportare il dolore e a velocizzare il processo di
guarigione.
Le
distorsioni di terzo grado sono le più
serie. Il gonfiore inizia subito dopo il trauma
e c’è pure un versamento
interno di sangue. Il paziente non riesce
a muovere la caviglia e non può sopportare
nemmeno che qualcuno cerchi di farlo. In tal caso,
dopo l’applicazione del ghiaccio, si
raccomanda di recarsi immediatamente al pronto
soccorso più vicino.
Nelle distorsioni di terzo grado, il danno può
essere rappresentato da una rottura dei
legamenti o la frattura ossea. E il danno
viene evidenziato rispettivamente dall’ecografia
e dalla radiografia. Se il paziente
ha subito una rottura dei legamenti, si consiglia
un’operazione chirurgica. Fortunatamente
gli interventi di questo tipo si possono effettuare
in artoscopia, cioè inserendo strumenti
di piccole dimensioni e operando senza eseguire
tagli, ma solo forellini per l’ingresso
degli strumenti operatori. In questo modo il recupero
risulta più veloce, anche se, tra convalescenza
e riabilitazione, non è quasi mai inferiore
ai quaranta, sessanta giorni. L’intervento
dura circa un’ora e permette le dismissioni
in giornata o, al massimo, dopo una notte.
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Qualora invece si trattasse di una
frattura ossea, va esaminata e, se necessario, si dovrà
intervenire chirurgicamente per applicare una placca
metallica che stabilizzi in posizione corretta le ossa
in attesa della guarigione, oppure, se basta, fare l’ingessatura,
che comunque il paziente dovrà portare per quaranta
giorni. In questo caso l’intervento si effettua
in anestesia generale e i tempi di ricovero sono di
tre o quattro giorni. A essi segue un ciclo di fisioterapia
per riprendere la corretta mobilità del piede,
fino a giungere, in sessanta giorni, alla guarigione
completa.
FONTE:Dotto Marco Pozzolini,
direttore della division di Ortopedia della Casa di
cura San Pio X
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